E’ necessario nel territorio senese, insieme alle forze di centro-sinistra, collaborare per la raccolta firme con lo scopo di promuovere il referendum abrogativo nei confronti della legge sull’autonomia differenziata. La riforma in questione crea un enorme divario tra nord e sud, da un punto di vista tecnico giuridico -in quanto giurista- vorrei portare all’attenzione alcune riflessioni anche di carattere tecnico per illustrare alla cittadinanza i nodi problematici di questa riforma.
Attraverso questa iniziativa del governo aumenterebbero le differenze nel paese, per esempio in tema di istruzione e sanità, dal momento che tali materie potrebbero entrare a fare parte della competenza esclusiva delle regioni. In tal modo si cagionerebbero delle differenze nelle prestazioni erogate nei confronti della cittadinanza a seconda della regione di appartenenza. Giova notare che il provvedimento normativo è privo di adeguate specifiche di risorse finanziarie che difficilmente potranno essere rinvenute soprattutto dopo la recente procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea nei confronti dell’Italia per deficit eccessivo (secondo delle analisi macro-economiche si stima che sarebbero necessari circa 80 miliardi di euro per l’attuazione di tale riforma). Anche la commissione europea ha sollevato delle enormi preoccupazioni e perplessità nei confronti di questo intervento normativo, non solo in termini di coesione e di finanze pubbliche ma anche per quanto riguarda il settore privato stante le differenze che si verrebbero a creare a seconda delle singole regioni di appartenenza. Sul versante del mondo finanziario, la Banca d’Italia si è espressa evidenziando che il trasferimento delle nuove funzioni alle Regioni comporterebbe la devoluzione di una quota di gettito erariale potenzialmente significativa, con contestuale perdita di controllo da parte del governo centrale di settori rilevanti della spesa pubblica, una frammentarietà che non può far bene all’economia. Da un punto di vista del diritto costituzionale, le cinque Regioni governate dal centro-sinistra Puglia, Campania, Sardegna, Toscana ed Emilia Romagna stanno valutando la possibilità di un possibile ricorso dinanzi la Corte Costituzionale dal momento che il provvedimento potrebbe essere in contrasto con l’art. 2 della costituzione, infatti, apparirebbero dei dubbi per quanto riguarda il principio di solidarietà sociale, le regioni del Nord darebbero certi servizi che altre regioni in maggiore difficoltà non potrebbero garantire. Si deve ricordare che l’art. 2 della Carta costituzionale impone che repubblica tuteli l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Dall’altro potrebbero emergere anche dei contrasti con l’art. 5 giacché si minerebbe il principio di unità e indivisibilità della Repubblica. Per ultimo si riscontrerebbero delle perplessità considerato il disposto dell’art. 97 che richiede che gli uffici pubblici debbano assicurare il buon andamento e l’imparzialità della Pubblica Amministrazione. Un buon andamento che potrebbe essere leso dalle differenze sostanziali di trattamento nei settori della sanità e dell’istruzione. In conclusione, si è dell’avviso che la riforma in esame, che, tra l’altro, non ha raggiunto l’accordo all’unanimità nella Conferenza Stato-Regioni, non è in grado di superare i numerosi interrogativi che il provvedimento presenta e di garantire il rispetto delle norme di cui agli articoli 2, 5 e 97 della nostra Carta costituzionale. Per queste ragioni, non si può escludere che la riforma in questione possa incorrere nelle scure della Corte Costituzionale.
Piero Savorgnan Vice presidente Italiaviva Siena
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